Incrementare il ruolo dell’agroalimentare nella bioeconomia. E’ questo l’obiettivo indicato dal presidente della Confagricoltura Mario Guidi che ha partecipato al convegno organizzato dalla Luiss su “Il sistema agroindustriale italiano, una strategia per il rafforzamento finanziario e competitivo”.
Secondo recenti stime del Crea il giro d’affari dalla bioeconomia, cioè l’economia che si basa su fattori rinnovabili, è di oltre 226 miliardi di euro, principalmente rappresentati da agroalimentare (46%) e agricoltura (25%). Se a questi si aggiunge il 7% costituito dalle bevande si arriva a tre quarti del totale. “Ecosostenibilità, agricoltura di precisione, energia alternativa, robotica, droni, trattori automatizzati, macchinari che ‘leggono’ il grado di maturazione dei prodotti raccolti, sono alcuni esempi – ha ricordato Guidi – che indicano un percorso di profonda trasformazione dell’attività produttiva. Che porta anche notevoli vantaggi economici sul piano della riduzione degli sprechi in termini di superficie lavorata, minore uso di fertilizzanti e di acqua, aumento del valore aggiunto, ma anche di contenimento dell’impatto sul suolo e delle emissioni di gas serra. Deve esserci, però, un rapporto sempre più stringente tra ricerca e imprese agricole, i cui fabbisogni devono essere sempre tenuti presenti, e va perseguita una strada italiana alla genetica con tecniche nuove che mantengono praticamente intatta l’identità genetica ‘tipica’ della pianta e che sono quindi perfette per un’agricoltura basata sulla tipicità com’è la nostra”. Guidi ha poi posto l’accento sul digital divide. “Superare il digital divide nel Paese, e soprattutto nelle campagne, è un problema di infrastrutture ma anche di informatizzazione – ha commentato il presidente Guidi – “.Guidi ha infine espresso apprezzamento per le misure e i fondi stanziati dal governo per la bioeconomia con il piano Industria 4.0. “Dobbiamo fare in modo, però – ha detto – che questi interventi puntino ad innovazioni positive per quelle produzioni, vegetali ed animali, che sono alla base della bioeconomia nazionale e non si limitino alle fasi a monte e a valle. Che favoriscano reti di innovazioni che abbiano al centro le aziende agricole. Su questi temi vorremmo confrontarci con il governo.”