Più valore al latte grazie alla scarsità dell’offerta e alla lotta contro le fake news

Il latte alla stalla in Italia viene pagato troppo poco nonostante l’aumento del valore della materia prima venduta con i più recenti contratti spot e in un contesto  europeo di produzione deficitaria a causa della siccità degli ultimi mesi, soprattutto nei Paesi grandi produttori come Germania e Paesi Bassi. Così Renzo Nolli, presidente della Federazione nazionale latte di Confagricoltura, tratteggia il quadro di un mercato in evoluzione.
“Il crollo della produzione di foraggio – spiega Nolli – ha influito sulla produzione di latte anche in Paesi  europei che non hanno mai affrontato il problema della mancanza di prodotto. Il trasformatore ha in genere recuperato rispetto a eventuali perdite grazie al forte incremento prezzo del burro senza trasferire parte di questo valore all’allevatore”.
La maggior parte dei contratti di compravendita del latte, come riferisce sempre il presidente della sezione latte di Confagricoltura, sono in scadenza a fine dicembre, sono pochi quelli che arrivano al termine tradizionale della campagna latte fissato il 31 marzo. “Quale direzione prendere ora – aggiuge Nolli lo decideremo a Cremona in occasione delle Fiere Zootecniche”.
“Come allevatori crediamo – sottolinea sempre Nolli – che la valorizzazione del prodotto parta innanzitutto dal contrasto alle fake news sul latte. Lo abbiamo fatto durante un convegno organizzato nel giugno scorso a Cremona con la Fao, e lo stesso tema sarà affrontato e approfondito il 27 ottobre prossimo, sempre alla Fiera del Bovino da latte di Cremone, da relatori autorevoli. Combattere le notizie false distribuite nella Rete sugli effetti del latte sulla salute umana è fondamentale.

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