All’indomani della introduzione dell’IMU, ad opera del decreto legge n. 201/2011, cosiddetto “Decreto Salva Italia”, la Confederazione, prima e inizialmente sola tra le organizzazioni imprenditoriali, ha denunciato con forza gli aspetti pregiudizievoli derivanti dalla nuova imposta patrimoniale.
Risultava, infatti, evidente l’enorme aggravio che essa comportava rispetto alla precedente ICI (anche fino al 200/300 per cento di incremento), per effetto degli elevati moltiplicatori delle rendite catastali e per l’aver considerato autonomamente tassabili i fabbricati rurali (per la prima volta nella storia della fiscalità agricola), sia abitativi che strumentali.
Nell’immediato (fine 2011)) si è cercato di contenere il “danno” riuscendo ad ottenere una riduzione dell’aliquota sui fabbricati rurali strumentali, che in una prima versione del provvedimento era stabilita nella misura dello 0,4 per cento, portandola allo 0,2 per cento e successivamente si è ottenuto di reintrodurre nella disciplina IMU le stesse riduzioni d’imposta già previste nella normativa ICI per gli imprenditori agricoli professionali e per i coltivatori diretti.
Nel corso del 2012, dopo aver sensibilizzato gli uffici del Ministero dell’Economia e le commissioni parlamentari competenti, è stata introdotta un’apposita norma (art. 13, c. 8, del D.L. n.201/2011) c.d. clausola di salvaguardia, che prevede la restituzione al settore ovvero una corrispondente riduzione delle aliquote d’imposta di un ammontare pari alla differenza tra quanto incassato dall’Erario, a titolo di IMU sui terreni agricoli e sui fabbricati rurali strumentali, e il gettito previsto dallo stesso Ministero dell’economia.
Contestualmente le Unioni provinciali e le Federazioni regionali hanno presidiato i Consigli Comunali con manifestazioni di diverso genere, Consigli impegnati nella definizione delle aliquote finali da applicare, ed i Consigli Regionali per supportare le richieste del settore agricolo. 3
Forti delle ragioni espresse e documentate in tutte le sedi politiche, abbiamo concentrato lo sforzo sindacale per una revisione completa del tributo per l’agricoltura che colpisce gli immobili produttivi per l’esercizio delle attività agricole, con evidenti riflessi di doppia imposizione derivanti dall’assoggettamento dei fabbricati strumentali il valore è già ricompreso, in base alla normativa catastale, in quello dei terreni agricoli.
Prima il rinvio e poi la cancellazione della prima rata per il 2013 decisa con il decreto legge approvato il 28 agosto dal Consiglio di Ministri e l’impegno dello stesso Governo alla cancellazione definitiva dell’imposta per il settore è un risultato per nulla scontato e da valutare con grande soddisfazione come esito anche dell’azione sindacale che Confagricoltura ha messo in campo.