La bieticoltura va rilanciata con progetti innovativi

“Il patrimonio della bieticoltura italiana è stato gettato al vento in pochi anni. Il prezzo dello zucchero è diminuito e le aziende agricole quest’anno hanno scelto di non investire sulla coltura. Di recente, però, il trend delle quotazioni a livello europeo sembra aver invertito la tendenza negativa”. Lo sottolinea con rammarico Maurizio Stringa, presidente della Federazione nazionale di prodotto, facendo il punto sul declino di una produzione che solo una decina di anni fa  era un vanto per l’agricoltura italiana.

Da quando, col venire meno degli incentivi comunitari, la maggior parte degli zuccherifici hanno chiuso agli agricoltori è mancata la convenienza e la produzione si è progressivamente ridotta. “Dei 19 zuccherifici presenti in Italia una decina di anni fa ne sono rimasti  tre – fa notare il rappresentante di Confagricoltura – ma gli standard agronomici raggiunti dalla bieticoltura italiana si potrebbero benissimo recuperare per tornare a produrre ai livelli di una volta. Oggi abbiamo circa 34 mila ettari in produzione mentre fino al 2004-2005  ne avevamo circa 250 mila ettari, è stata la fine di una coltura”.

Eppure, oggi, le condizioni per un rilancio della produzione di barbabietola ci sono tutte: il gruppo Eridania Sadam ha, ad esempio, lanciato un innovativo un progetto di coltivazione della barbabietola che potrebbe servire per la produzione sia di acido levulinico, una molecola fondamentale per la chimica sostenibile e a basso impatto ambientale (applicata nel settore delle plastiche biodegradabili), che come biomassa per gli impianti di biogas, oltre che per essere avviata alla trasformazione negli zuccherifici. La macchina complessa della burocrazia, però, sta rallentando anche progetti come questi, che puntano a rivitalizzare la coltura.

“Si potrebbe così – rimarca Stringa –  tornare a produrre anche zucchero, tantopiù che il prezzo in Europa oggi sta aumentando e in base alle recenti rilevazioni sfiora i 600 euro a tonnellata”. In primavera il valore dello zucchero era troppo basso e aveva convinto gli zuccherifici a “non aprire la stagione”. Di conseguenza le aziende agricole avevano rinunciato alla barbabietola. “Oggi – aggiunge ancora – in Italia viene pagata appena 4 euro al quintale, dovremmo arrivare ai 6 euro”. (F.B.)

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