Ancora una volta il comparto agrumicolo pagherà un prezzo altissimo nei rapporti tra Ue e Paesi Terzi. Con un “conto” tutto a carico degli Stati del Sud Europa. Lo afferma Agrinsieme, spiegando che -in seguito alla recente sottoscrizione- dovrebbe essere ratificato nei prossimi giorni l’accordo di partenariato economico tra l’Unione europea e alcuni stati dell’area sud del continente africano (the SADC EPA State – Botswana, Lesotho, Mozambico, Namibia, Repubblica Sudafricana e Swaziland).
Un accordo di cui si è discusso poco anche a livello istituzionale ma che, nell’attuale impostazione, penalizza sicuramente i produttori agrumicoli italiani ed europei.
Ad oggi è già previsto il libero accesso delle arance sudafricane in tutto il territorio dal primo giugno al 15 ottobre. L’accordo siglato, mentre estende tale agevolazione a tutti i Paesi firmatari, stabilisce anche una ulteriore dilazione temporale consentendo l’ingresso a condizioni agevolate fino al 30 novembre, con una riduzione progressiva della tassazione che sarà completamente abolita nel 2025.
Per Agrinsieme questo accordo è inaccettabile visti gli effetti negativi che ne deriverebbero a carico del comparto agrumicolo. Ad aggravare questa situazione c’è poi la questione fitosanitaria. Il territorio con cui è stato siglato l’accordo, infatti, è affetto da CBS (Citrus Black Spot), fitopatia non presente in Europa, che potrebbe mettere a rischio l’agrumicoltura europea e nazionale. E questo dopo che la Commissione, con la decisione di esecuzione n.715/2016 dell’11 maggio scorso, ha già previsto un regime di controlli minori sulle importazioni di agrumi destinati alla trasformazione, provenienti da alcuni Paesi tra cui il Sudafrica.
Il rischio fitosanitario non può essere sottovalutato, anche considerando in prospettiva l’effetto Brexit e le sue conseguenze sulle dinamiche commerciali -evidenzia il coordinamento tra Cia, Confagricoltura, Copagri e Aci agroalimentare.
In futuro -ribadisce Agrinsieme- occorrerà tenere ben presenti i principi di precauzione e di reciprocità, ad esempio confrontando gli standard tecnici e le regole di produzione autorizzate nei vari Paesi (in termini di prodotti e mezzi tecnici consentiti), spesso squilibrate a danno dei nostri Paesi.