“Occorre rafforzare gli sforzi per promuovere stili di vita e consumi alimentari più consapevoli e sobri – aggiunge il presidente di Confagricoltura – e procedere a recuperare dal punto di vista del consumo alimentare tutto ciò che è possibile. Anche l’agricoltura italiana può fare la sua parte contribuendo alla diminuzione dello spreco sui campi, migliorando le tecniche di raccolta e di prima conservazione; ma poco si può fare contro le avversità climatiche degli ultimi anni e gli attacchi dei parassiti delle piante, che da soli costituiscono più dell’80% delle cause di spreco in agricoltura”.
Ricerca e innovazione, a parere di Confagricoltura, possono fornire nuove soluzioni per ridurre le perdite e gli sprechi alimentari, in modo che le imprese possano limitare i costi di produzione (ad esempio, con migliori tecniche agronomiche, buone pratiche agricole, tecniche di stoccaggio e conservazione, gestione degli scarti, ecc.) e il consumo di risorse naturali (terra, acqua ed energia).
“Non deve essere trascurato però – conclude Giansanti – che la lotta agli sprechi alimentari passa anche dalla corretta remunerazione del lavoro degli agricoltori, dando il giusto valore ai prodotti agricoli”.
Per questo Confagricoltura ritiene che debba essere rafforzata l’applicazione di un sistema di economia circolare che punti a minimizzare i rifiuti, valorizzando l’uso dei residui vegetali e dei sottoprodotti di origine animale nell’ambito agricolo e forestale per fini agronomici, per le bioraffinerie, per la produzione di energia o per la produzione di fertilizzanti. E più in generale per la bioeconomia. In questa direzione il pacchetto sull’economia circolare dell’Unione europea ed in particolare la recente direttiva che disciplina rifiuti, che affrontano nello specifico queste problematiche, potrà fornire il suo contributo, sia in termini di riutilizzo delle biomasse, sia fissando specifici obiettivi sulla questione emergente legata ai rifiuti alimentari, al fine di ridurne la produzione.